Strega

Apparire o essere, l'eterno conflitto che da sempre tenta l'uomo.

Sebron interpreta in tono fiabesco questo concetto, attraverso la realizzazione dell'opera "Strega", strutturando il messaggio emblematico ed attuale che sottende la realizzazione, con un esempio di opera fruibile. La teca infatti, che ospita una mano realizzata in ceramica dalle forme fortemente provocatorie, alloggia nella parte posteriore una specchiera, sostenuta da due mani in bronzo, aggiungendo una nuova dimensione, la fruizione appunto, al piacere di osservare - possedere - interagire dal punto di vista emozionale, con l'opera stessa. Fruizione intesa non solo quale elemento di amplificazione delle possibilità di impiego e collocamento in ambientazioni civili, direzionali e commerciali, ma fruizione intesa come uso e godimento sotto il profilo dell'utilità. L'opera ha il baricentro concettuale focalizzato nella mano, una mano che alla vista diretta si presenta elegante e curata sia nella forgiatura che nelle finiture in platino che la impreziosiscono; l'apparire.

La lettura riflessa allo specchio della stessa mano rivela invece agli occhi dell'osservatore un'immagine contrastante composta da una simbologia cruda quanto eloquente, quale il buco nel dorso della mano, la ragnatela, le unghie posticce legate con fil di ferro arrugginito; l'essere. Dalla lettura congiunta dei messaggi che l'opera esprime, impossibili da scindere, Sebron comunica ancora una volta un messaggio meditativo, richiamando in forma inconscia il ritorno all' "essere", a quei valori reali sempre più spesso offuscati da astrazioni legate all'immagine, alla tendenza, all'apparire, appunto. Ed ogni volta che ci rispecchiamo in "Strega", come un messaggio cifrato, un riverbero subliminale ci rimanderà inconsapevolmente alla memoria l'eterno conflitto che da sempre ci ammalia e ci condiziona. Essere o apparire?